Le gambe come ponti

IN PRIMA LINEA

Divertirsi ad approfondire a tal punto da abituarsi a scomporre ogni unità in altre più piccole, andando a creare persino nuovi significati: che abbia forse raggiunto il Nirvana della gioia dell’apprendimento?

Come qualcuno di voi già saprà, sono ormai trascorse quattro primavere da quando ho iniziato a studiare il coreano.

Non andrò ad ammorbarvi con voli pindarici su come, in questa meravigliosa lingua, ogni parola si possa scomporre in sillabe che hanno senso anche da sole, o sulle centinaia di modi di dire legati al verbo mangiare (per cui, tuttavia, esiste il mio podcast); vorrei però farvi riflettere sull’ambivalenza della parola 다리.

다리 (che, secondo il sistema di romanizzazione McCune-Reischauer, per chi non mastica l’alfabeto coreano, si legge “tari”) è un sostantivo che indica tanto “ponte” quanto “gambe”.

Promette bene, lo so. È affascinante, ve lo concedo.

Che sia perché senza ponte, come senza gambe, non si va da nessuna parte?

O magari perché i primi ponti di legno, quelli costituiti essenzialmente da un tronco appoggiato tra le sponde di un corso d’acqua, per intenderci, avevano la stessa forma delle gambe di un essere umano? Ai posteri l’ardua sentenza.

Fatto sta che spesso ci dimentichiamo che il mezzo di trasporto più economico, sostenibile, pratico, compatto e resistente sono proprio loro: le nostre gambe. E non c’è bisogno di patente, né di assicurazione, tantomeno di bolli da pagare annualmente. Una regolamentazione c’è, ma è un po’ diversa dal Codice della Strada: se qualcuno si ferma, e quindi “si parcheggia”, davanti a te nel bel mezzo della carreggiata, magari non sarà punibile con una multa come indica l’art. 157 comma 2, ma un po’ maleducato lo è.

Ci siamo abituati a pensare che senza auto, treno o aereo sia impossibile avere una conoscenza totale del mondo, ma sarà veramente così? Mi domando se sia più colpa della letteratura di viaggio o dei travel-influencer (forse dipende un po’ dalla generazione di riferimento), ma si è sviluppato questo preconcetto secondo il quale “conquistare” tutti i continenti che figurano sulla mappa del mondo segnandoli con una puntina possa renderci in qualche modo migliori.

Eppure, Marcel Proust scrisse “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi“: a che pro esplorare l’intera foresta amazzonica, se non abbiamo mai passato un pomeriggio nel parco dietro casa? Perché andare fino a Berlino per fare scorpacciate di Roggenbrötchen quando non abbiamo idea di che sapore abbia il pane fresco della panetteria di quartiere?

Quello che voglio dire non è che viaggiare sia inutile, beninteso, ma che anche la più piccola cosa può essere fonte di meraviglia e stupore, e spesso e volentieri la vera ricchezza è quella che diamo per scontata. E quindi le nostre gambe, oltre al fatto che ogni giorno ci permettono di spostarci fisicamente da un punto all’altro della terra senza doverci neanche pensare su.

Foto di Michela Biocca

A proposito di pensare, mi è appena sorto un dubbio: sarà venuto prima 다리 come “gambe” o 다리 come “ponte”? Un po’ come il paradosso dell’uovo e della gallina: forse solo gli studiosi hanno la risposta (ma anche su di loro ho i miei dubbi). Oltretutto, un’informazione che non ho ancora fornito, ma che ritengo doveroso presentare tra le curiosità legate a questo sostantivo coreano, è che non vi è alcuna distinzione terminologica tra le gambe di un essere umano e le zampe di un animale, e non fanno eccezione nemmeno le zampette piccine picciò degli insetti.

Ne consegue che 다리 non connette solo luoghi e persone; è anche in grado di azzerare le barriere di specie per mettere ogni essere vivente sullo stesso piano. D’altra parte, siamo tutti parte dello stesso ecosistema e dunque interconnessi, accomunati dalla condivisa necessità di spostarci da un luogo all’altro; perché allora ostinarsi a classificare e differenziare i tipi di gambe? Penso che potremmo concentrarci su temi ben più rilevanti.

Ho sempre trovato interessante riflettere sulle lingue, e metterle a confronto l’una con l’altra: potrei passare pomeriggi interi a cercare similitudini, siano esse morfologiche, sintattiche, o semplicemente lessicali, dove apparentemente sembra non essercene alcuna.
Non solo comparazione tra lingue, ma anche analisi e studio interni alla lingua stessa.

Ma adesso arriva la domanda che fanno tutti: “come si fa a capire quando 다리 ha un significato piuttosto che un altro?” Semplicemente, lo sai.

Se si parla di Brooklyn o di corsi d’acqua, probabilmente si parla di “ponte”.

Se l’argomento sono gli esercizi da fare per rinforzare i muscoli, è molto possibile che ci si riferisca alle “gambe“.

Se ci si riferisce a quanto sia utile, al fatto che sia una creazione meravigliosa e straordinaria che permette di percorrere grandi distanze mentre si ha la possibilità di ammirare panorami straordinari… ecco, in effetti in quel caso non lo so (perché sono caratteristiche proprie di entrambi i significati!).

di Michela Biocca

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