Gli Oscar di Linea20: Licorice Pizza

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Ambientato nella San Fernando Valley, nel cuore della California degli anni Settanta, Licorice Pizza (Paul Thomas Anderson, 2021) è un piccolo scorcio di storia pop, che il regista restituisce attraverso uno sguardo nostalgico – o sarebbe meglio dire, vintage – verso i luoghi della sua infanzia. A questo scopo, Paul Thomas Anderson riprende l’estetica utilizzata in Vizio di forma, facendo maggiormente uso della luce naturale per adattarla alla narrazione delle vicende di un gruppo di ragazzini. 

L’intento di voler rievocare in chiave nostalgica gli anni Settanta, periodo di crescita economica e in seguito di crollo del sistema produttivo, è evidente a partire dal titolo del film, un richiamo a una catena californiana di dischi in vinile, che altro non è se non un’antonomasia del disco in microsolco. Il riferimento alla “pizza di liquirizia” è efficace da un punto di vista tattile, visivo e olfattivo. Ci riporta a un decennio in cui la levigatezza della plastica, l’intensità delle luci a neon e l’aroma pungente di benzina e pneumatici consumati dall’asfalto incandescente entravano a far parte del quotidiano di gran parte della popolazione statunitense.

In questo immaginario si sviluppa la storia di Alana e Gary, interpretati rispettivamente da Alana Haim – già nota agli appassionati di pop-rock come il membro più giovane dell’omonimo trio di sorelle – e Cooper Hoffman, al suo debutto cinematografico (sebbene suo padre, l’attore Philip Seymour Hoffman, avesse già collaborato con Paul Thomas Anderson per alcune pellicole, tra cui The Master). Dall’incontro fra i due personaggi, che inaugura il film, si intuisce che il loro rapporto non sarà convenzionale: separati da una certa differenza di età, Alana e Gary intraprenderanno una relazione indefinita, in cui lo scambio di ruoli è ricorrente e lo stato dei sentimenti che intercorrono tra i due non è mai esplicitamente definito prima della scena finale. Nello svolgersi della trama, composta di glorie e fallimenti giovanili, emerge una popolazione di personaggi variegata, tra cui spiccano ovviamente le figure dei protagonisti.

In particolare, Alana Haim si rivela un personaggio dalla caratterizzazione convincente, costituendo forse il punto di arrivo di un percorso intrapreso da una Lady Bird ancora troppo giovane e inesperta ma che aveva già convinto il pubblico nel 2017. La ribellione post-adolescenziale della protagonista di Licorice Pizza, che si oppone in maniera caparbia eppure naturale ai ruoli di genere, alle convenzioni sociali e alle imposizioni familiari, non procede con cieca convinzione. Al contrario, come gran parte dei giovani, Alana percorre la sua strada continuando a scontrarsi con la monotona realtà degli adulti e con la pressione di dover dimostrare la propria autoaffermazione, mettendo continuamente in dubbio la sua capacità di rispondere alle aspettative associate alla sua età. La sua figura spicca notevolmente rispetto a quella di Gary, attore bambino al termine della sua carriera, ormai un adolescente animato dal desiderio di fare soldi e di costruire per sé l’immagine di un giovane brillante e disinvolto. Di fatto Gary, presentato come il protagonista della pellicola, è un personaggio meno compatibile della sua controparte, la cui presenza è invece avvertibile anche nelle scene in cui è assente. 

La trama, in sé poco complessa, si arricchisce di momenti più interessanti alternando picchi di comicità alla drammaticità. Così all’esilarante sequenza del furgone rimasto a secco durante la fuga del gruppo di giovani soci in affari da Bradley Cooper, interprete di un delirante Jon Peters, segue, verso la fine della pellicola, la disillusione provocata dalla scoperta del vero carattere del candidato sindaco Joel Wachs (da contestualizzare nel periodo di riferimento). La comicità del film è alimentata inoltre attraverso vari camei, tra cui quelli di Sean Penn e Tom Waits, che al contempo omaggiano e scimmiottano ruoli ricorrenti nel cinema hollywoodiano del tempo. 

Sebbene le speranze di ottenere un Oscar siano piuttosto vane, Licorice Pizza funziona perché soddisfa l’interesse di diversi tipi di spettatori: insaziabili divoratori di rom com, amanti di un’estetica vintage e, perché no, fan del regista più volte candidato agli Oscar. Inoltre, il film rimane apprezzabile per il suo modo di ricostruire, attraverso le ambizioni e le azioni dei suoi protagonisti, un periodo in cui il guadagno era diventato facile, grazie alle possibilità offerte dall’uso di nuovi materiali industriali e all’esplosione del desiderio consumista (ben ritratto nell’episodio del negozio di materassi ad acqua) anche per dei ragazzini alle prime armi. Questo stesso mondo crollerà allo scoppio della crisi petrolifera, trascinando con sé tutte le certezze e l’euforica speranza nell’avvenire che la crescita precedente aveva proiettato nell’immaginario comune. Da questo punto di vista, le vicende di Licorice Pizza comunicano con lo spettatore del XXI secolo, che infatti preferirà rifugiarsi nella più leggera storia tra Alana e Gary, ignorando il crollo della realtà che li circonda. Non è chiaro se attraverso questa pellicola, oltre che rievocare i tempi della sua infanzia, Paul Thomas Anderson intendesse offrire una distrazione da un’attualità che muove in direzioni impreviste (lezione applicabile agli anni Settanta come ai nostri tempi). Quel che è certo è che Licorice Pizza è uno di quei film che risente di una visione sul piccolo schermo ma che rimane un’esperienza cinematografica più che godibile se avviene su una poltrona rossa, con il sottofondo dello stropiccio delle buste di pop corn e delle risate del pubblico in sala. 

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